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Ma
dopo tanta teoria, tanti
nomi in latino e dopo aver
fatto il giro del mondo su spire di fumo profumato, adesso
che conosciamo questa montagna di resine, cosa ci facciamo?
Non
voglio lasciare fuori nessuno, non mi interessa escludere chi non ha
mai tenuto in mano un grano di Olibano, anzi. Avrei
speso meno e meglio se,
quando ho iniziato a comprare, avessi avuto qualche consiglio. Quindi mi scuso se a qualcuno, ciò che segue sembreranno banalità.
La
prima cosa da fare è procurarsi le resine e
non facile come dirlo, non c’è un grande mercato nemmeno
nel duemila ventuno,
ma rispetto
a venti anni fa, le cose sono migliorate molto: la
new
age,
le
discipline orientali
e film e serie fantasy hanno aiutato noi pagani a sdoganare molti
aspetti della nostra pratica inclusa la fumigazione e di conseguenza
le resine che servono a tale scopo.
Poi,
non
sempre quello
che si trova è
di buona qualità, (attenzione anche ai prezzi) ma se vi appassionerete, con il tempo riuscirete a
riconoscere subito
un
buon prodotto da uno scadente, anche in fotografia.
Avendo
letto ciò che ho scritto del Sangue di Drago, lo comprereste questo
nell’
immagine?
Avrete bisogno le resine dicevo (se vuoi sapere dove reperirle, chiedimelo), ad esempio potreste cominciare con Olibano, Mirra e Storace o Benzoino, massimo cinquanta grammi per specie sono fin troppi per fare diverse prove e farvi un’ idea di cosa, come sono e se vi piacciono o no; la vostra corteccia cerebrale comincerà a registrare i profumi creando nuovi ricordi.
Poi
avrete bisogno un supporto, all’inizio non comprate incensieri
costosi, un vecchio piattino sacrificabile (perché con il gran
calore a
volte,
si spaccano), di ceramica, di terracotta o
di pietra
andrà
benissimo, evitare
il vetro che si spacca più facilmente, i materiali infiammabili come
il legno e il bambù e
quelli brutti come la plastica e la resina.
Poi
bisogna creare una barriera tra il piatto e la fonte di calore:
qualcuno consiglia di mettere una manciata di sale grosso, funziona,
ma a me non piace, non so spiegarvi bene il perché quindi non lo
faccio. Adesso uso le ceneri di un ventennio di fumigazioni (in
mancanza potrei usare la cenere del camino), all’inizio, non mi
ricordo perché, ero andata a comprare la sabbiolina per gli
uccellini (i misteri di Sarina).
Le pastigliozze di carbone, invece, sono da comprare. Ne esistono a bizzeffe di diverse dimensioni e le vendono dappertutto e siccome invece le resine non si trovano, non capisco vendendo i carboncini, cosa pensano che la gente ci bruci sopra ^^' (ma forse vanno bene anche per il narghilè).
Quelle
piccine sono da 2,2 cm, sono perfette se c’è poco tempo ma non
volete rinunciare al vostro pizzico di incenso, per una mezz’oretta
di meditazione, divinazione o centramento e per non usare una
pastiglia più grossa e poi sprecarla.
Quelle medie sono standard, intorno ai tre
centimetri e
ce ne sono un milione di marche, mi sono spaccata il cervello per
trovare quelli italiani perché si dice (chi le dice ‘ste cose, non
si viene mai a sapere) che siano meglio degli altri... le ho provate, ho notato piccole differenze.
Quelle grandulone, invece, sono da quattro centimetri e per me sono una
scoperta nuova e graditissima, ci sono anche da cinque cm, ma si trovano solo in confezione da cento pezzi e costano un occhio. Non vi so dire quanto tempo durino con esattezza i diversi formati e ciò che è indicato sulla scatola spesso non corrisponde alla realtà. Tutto dipende dalle esigenze e dalla pratica di
ognuno.
Tutti e tre questi formati, contengono salnitro (nitrato
di potassio KNO3) che è ciò che li fa accendere; il salnitro è igroscopico, cioè assorbe
l’acqua dall’ambiente circostante, per cui questi cosi sono da
tenere all’asciutto: io li tengo in un vaso ermetico pieno di sale,
ma comunque, dopo un po’ fanno fatica ad accendersi.
Un altro inconveniente di queste pastiglie di carbone è che una volta
accese puzzano di carbone (ma vaaaa???), le migliori solo per i primi
minuti, quelle di minore qualità, per tutta la combustione.
Questo
da adito a due conseguenze di cui tenere conto (torno seria) una
è che
non
tutti amano l’odore di carbone e anzi, tanti non lo sopportano
proprio, la seconda è che, se volessimo essere precisi (io in realtà
non me ne curo), anche le sostanze contenute nel carboncino
potrebbero avere una valenza magica (ad esempio associata a Marte) e
andare a sminuire o accrescere le proprietà delle sostanze che poi
andiamo a fumigare o addirittura ad inficiare il risultato delle nostre operazioni (spero
di essermi spiegata).
Ci
sono un paio di soluzioni a questi due problemi.
Una delle
due sarebbe (condizionale) quella di usare il cubotto che si
vede in foto; è carbonella di legno di cocco del tutto naturale,
senza salnitro, è
inodore e una volta acceso, dura un’ eternità, ma
a sperare che si accenda,
ci
vuole
veramente tanta fede negli Dei, oppure un drago sputa fuoco.
Sono
riuscita ad accenderli una volta tenendolo con una pinza sul fornello
a gas per più di cinque minuti, la seconda volta mettendolo su
un pezzo di brace nel camino. Insomma sono poco pratici.
(Se vuoi sapere come reperire questi oggetti, chiedimelo).
L’
ultimo arnese indispensabile è una pinzetta di qualche tipo (anch'essa sacrificabile perché diventerà irrimediabilmente nera) per
tenere il carboncino che sulla fiamma diventa immediatamente incandescente.
Per molti, il fatto di accendere un carboncino sarà un'azione abituale, ma mi rendo conto che per molti altri potrebbe non esserlo quindi ve lo mostro.
Non
credo ci sia molto da spiegare ma se avete domande, sono qui
apposta.
Come potete vedere nel video, gettando la resina sul
carbone ardente, si sviluppa immediatamente una grande quantità di
fumo che al chiuso e per molte persone potrebbe essere fastidioso.
Le
soluzioni sono due: una consiste nel porre una candelina sotto una
pietra piatta e sottile aspettare che si riscaldi molto bene e a quel
punto porre la resina sulla pietra: la quantità di fumo che si
sprigiona è minima ma il profumo rimane assicurato, il problema è
che ho fatto fatica a trovare dei sostegni adatti per la pietra e che
ciò che ho trovato è stata solo una soluzione temporanea perché
instabile.
La
seconda soluzione è questa:
L'immagine (fai clic per ingrandirla) è una gentile concessione di Romeo. Il figlio Alessandro, con Elena gestiscono un negozio (so che si stanno organizzando per la vendita online), che, insieme ad altri meravigliosi profumatissimi prodotti, ha una vasta selezione di resine (e non solo) per fumigazione. (Se vuoi sapere dove si trova il negozio fisico, chiedimelo).
La
colonna a sinistra raffigura un altro metodo per usare il carboncino,
la colonna a destra invece, è molto interessante. Si pone la
resina su un foglietto di carta alluminio con un goccio d'acqua (la resina deve rimanere bagnata), una retina in mezzo e la
candelina sotto a quattro centimetri di distanza in altezza, si evita l’odore del carboncino, il fumo è minimo
e il profumo assicurato. Sopra, la procedura comprende un incensiere, ma si può
usare anche solo una retina come questa:
ponendo
la candelina sempre quattro centimetri sotto la retina (e anche qui non ho trovato sostegni adeguati a separare la retina di quattro centimetri dalla candelina), il foglietto di alluminio sopra la retina e la resina sopra
al foglietto con un goccio d'acqua. Il
risultato è comunque ottimo.
Ritornando
al metodo “classico”, durante la combustione, il carboncino è da
sorvegliare, ma quando si esaurisce, rimane li ancora della sua forma
originale, ma ormai è composto di cenere inerte, non c’è alcun bisogno di
spegnerlo in alcun modo e anzi costituisce una buona barriera
anti calore per le successive fumigazioni.
Cosa ci mettiamo
Oltre alle resine, si possono fumigare erbe, foglie, aghi di conifere, corteccia, bacche, pigne fiori, rametti, semi, frutta secca.
Tutto dovrebbe essere ben secco, ma per le resine fresche non è sempre possibile, anzi, a volte sono addirittura ancora molli e appiccicose (come ad esempio il Galbano), in questo caso, per mettere la resina sul carbone, si possono modellare delle sferette grosse come la capocchia di uno spillo: se la resina è molto fresca, come dicevamo, spesso invece che bruciare, fa le bollicine e “caramella”, ma di solito sprigiona comunque il suo fumo profumato.
Bisogna ridurre il materiale da fumigare in piccole dimensioni ma non in polvere: in caso di pezzi troppo grossi, la combustione potrebbe tardare ad iniziare e/o essere troppo lunga e i pezzi annerire e puzzare di bruciato senza fumare; in caso si riduca il materiale in polvere troppo fine, la combustione potrebbe essere istantanea con spreco di materiale o la polvere formare un agglomerato e bruciare come sopra; come sempre la virtù sta nel mezzo.
Misture
Possiamo fumigare una sostanza per volta o creare dei mix che in magia/stregoneria chiamiamo misture.
Le misture sono componenti magici molto potenti, MOLTO POTENTI, che bisogna imparare a conoscere e ad usare.
Generalmente per mistura intendiamo una base resinosa (Olibano o altra Boswellia, Mirra o altra Commiphora, Benzoino di Sumatra, resina di conifera) quindi due, massimo tre altri ingredienti: è meglio non esagerare per non fare confusione, ne pratica ne magica.
Tutti gli ingredienti, vanno "martirizzati", cioè passati al mortaio, uno alla volta o in successione come segue..
Si comincia dalle sostanze più grosse e pesanti, si riducono in piccoli pezzi e man mano si aggiungono quelle più piccole, fini e volatili, questo perché, se ad esempio aggiungessi per primo un cucchiaino di Storace che è morbidissimo e poi qualche lacrima di Olibano che possono essere grosse anche come una nocciola, quando "pestellando", sono riuscita a rompere l'Olibano, lo Storace è già volato via tutto.
Si riduce tutto ad una miscela di piccoli pezzi e si mescola bene con un cucchiaino; per quanto possibile, usate sempre materiale naturale: marmo o pietra per il mortaio (magari uno antico, in ottone!), legno, bambù, ceramica o acciaio per il cucchiaio (il massimo sarebbe l'argento 800).
Porre il composto sul carbone in piccole quantità per volta per vedere come si comporta e se necessario aggiustare i modi.
Le
misture non sono difficili da realizzare, ma bisogna conoscere bene
gli ingredienti base che si desidera utilizzare, come si comportano durante la combustione, come stanno in
associazione con altre sostanze e se il risultato è piacevole.
Questo lo
possiamo decidere se fumighiamo solo per il profumo, in sede
rituale, a volte le ricette delle misture da usare sono quelle stabilite e possono
non essere profumate).Ci
sono sostanze con odore molto forte e persistente come ad esempio lo
Storace, la Lavanda, il Mentolo e la Canfora, in associazione con
altre il loro profumo copre tutto, quindi vanno dosate con ancora più
attenzione.
L'unico modo per riuscire è provare, in poco tempo
capirete tutte queste piccole accortezze per far sì che quella della
fumigazione, che sia per questioni rituali o meramente ricreative,
sia un'esperienza piacevole sotto tutti gli aspetti.
Non sono
sicura, ma credo di avervi detto tutto, se ci sono domande, mi
trovate qui o sul mio Insta "acasadisarina", dove faccio
tutti gli esperimenti stregosi che poi porto in Accademia.
Nel
prossimo articolo, che probabilmente sarà l'ultimo di questo studio
(yeheee!) parleremo di qualche ricetta/mistura.
Sara
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