Scuola di incenso (otto). La pratica

mercoledì 6 gennaio 2021

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Ma dopo tanta teoria, tanti nomi in latino e dopo aver fatto il giro del mondo su spire di fumo profumato, adesso che conosciamo questa montagna di resine, cosa ci facciamo?
Non voglio lasciare fuori nessuno, non mi interessa escludere chi non ha mai tenuto in mano un grano di Olibano, anzi.
Avrei speso meno e meglio se, quando ho iniziato a comprare, avessi avuto qualche consiglio. Quindi mi scuso se a qualcuno, ciò che segue sembreranno banalità.

La prima cosa da fare è procurarsi le resine e non facile come dirlo, non c’è un grande mercato nemmeno nel duemila ventuno, ma rispetto a venti anni fa, le cose sono migliorate molto: la new age, le discipline orientali e film e serie fantasy hanno aiutato noi pagani a sdoganare molti aspetti della nostra pratica inclusa la fumigazione e di conseguenza le resine che servono a tale scopo.
Poi, non sempre quello che si trova è di buona qualità, (attenzione anche ai prezzi) ma se vi appassionerete, con il tempo riuscirete a riconoscere subito un buon prodotto da uno scadente, anche in fotografia.
Avendo letto ciò che ho scritto del Sangue di Drago, lo comprereste questo nell’ immagine?

Avrete bisogno le resine dicevo (se vuoi sapere dove reperirle, chiedimelo), ad esempio potreste cominciare con Olibano, Mirra e Storace o Benzoino, massimo cinquanta grammi per specie sono fin troppi per fare diverse prove e farvi un’ idea di cosa, come sono e se vi piacciono o no; la vostra corteccia cerebrale comincerà a registrare i profumi creando nuovi ricordi.

Poi avrete bisogno un supporto, all’inizio non comprate incensieri costosi, un vecchio piattino sacrificabile (perché con il gran calore a volte, si spaccano), di ceramica, di terracotta o di pietra andrà benissimo, evitare il vetro che si spacca più facilmente, i materiali infiammabili come il legno e il bambù e quelli brutti come la plastica e la resina
Poi bisogna creare una barriera tra il piatto e la fonte di calore: qualcuno consiglia di mettere una manciata di sale grosso, funziona, ma a me non piace, non so spiegarvi bene il perché quindi non lo faccio. Adesso uso le ceneri di un ventennio di fumigazioni (in mancanza potrei usare la cenere del camino), all’inizio, non mi ricordo perché, ero andata a comprare la sabbiolina per gli uccellini (i misteri di Sarina).

Le pastigliozze di carbone, invece, sono da comprare. Ne esistono a bizzeffe di diverse dimensioni e le vendono dappertutto e siccome invece le resine non si trovano, non capisco vendendo i carboncini, cosa pensano che la gente ci bruci sopra ^^' (ma forse vanno bene anche per il narghilè).

Quelle piccine sono da 2,2 cm, sono perfette se c’è poco tempo ma non volete rinunciare al vostro pizzico di incenso, per una mezz’oretta di meditazione, divinazione o centramento e per non usare una pastiglia più grossa e poi sprecarla.
Quelle medie sono standard, intorno ai tre centimetri e ce ne sono un milione di marche, mi sono spaccata il cervello per trovare quelli italiani perché si dice (chi le dice ‘ste cose, non si viene mai a sapere) che siano meglio degli altri... le ho provate, ho notato piccole differenze.
Quelle grandulone, invece, sono da quattro centimetri e per me sono una scoperta nuova e graditissima, ci sono anche da cinque cm, ma si trovano solo in confezione da cento pezzi e costano un occhio. Non vi so dire quanto tempo durino con esattezza i diversi formati e ciò che è indicato sulla scatola spesso non corrisponde alla realtà. Tutto dipende dalle esigenze e dalla pratica di ognuno.
Tutti e tre questi formati, contengono salnitro (nitrato di potassio KNO3) che è ciò che li fa accendere; il salnitro è igroscopico, cioè assorbe l’acqua dall’ambiente circostante, per cui questi cosi sono da tenere all’asciutto: io li tengo in un vaso ermetico pieno di sale, ma comunque, dopo un po’ fanno fatica ad accendersi.

Un altro inconveniente di queste pastiglie di carbone è che una volta accese puzzano di carbone (ma vaaaa???), le migliori solo per i primi minuti, quelle di minore qualità, per tutta la combustione.
Questo da adito a due co
nseguenze di cui tenere conto (torno seria) una è che non tutti amano l’odore di carbone e anzi, tanti non lo sopportano proprio, la seconda è che, se volessimo essere precisi (io in realtà non me ne curo), anche le sostanze contenute nel carboncino potrebbero avere una valenza magica (ad esempio associata a Marte) e andare a sminuire o accrescere le proprietà delle sostanze che poi andiamo a fumigare o addirittura ad inficiare il risultato delle nostre operazioni (spero di essermi spiegata). 
Ci sono un paio di soluzioni a questi due problemi.
Una delle due sarebbe (condizionale) quella di usare il cubotto che si vede in foto; è carbonella di legno di cocco del tutto naturale, senza salnitro, è inodore e una volta acceso, dura un’ eternità, ma a sperare che si accenda, ci vuole veramente tanta fede negli Dei, oppure un drago sputa fuoco. Sono riuscita ad accenderli una volta tenendolo con una pinza sul fornello a gas per più di cinque minuti, la seconda volta mettendolo su un pezzo di brace nel camino. Insomma sono poco pratici.
(Se vuoi sapere come reperire questi oggetti, chiedimelo).
L’ ultimo arnese indispensabile è una pinzetta di qualche tipo (anch'essa sacrificabile perché diventerà irrimediabilmente nera) per tenere il carboncino che sulla fiamma diventa immediatamente incandescente.
Per molti, il fatto di accendere un carboncino sarà un'azione abituale, ma mi rendo conto che per molti altri potrebbe non esserlo quindi ve lo mostro.

Non credo ci sia molto da spiegare ma se avete domande, sono qui apposta.
Come potete vedere nel video, gettando la resina sul carbone ardente, si sviluppa immediatamente una grande quantità di fumo che al chiuso e per molte persone potrebbe essere fastidioso.
Le soluzioni sono due: una consiste nel porre una candelina sotto una pietra piatta e sottile aspettare che si riscaldi molto bene e a quel punto porre la resina sulla pietra: la quantità di fumo che si sprigiona è minima ma il profumo rimane assicurato, il problema è che ho fatto fatica a trovare dei sostegni adatti per la pietra e che ciò che ho trovato è stata solo una soluzione temporanea perché instabile.
La seconda soluzione è questa:

L'immagine (fai clic per ingrandirla) è una gentile concessione di Romeo. Il figlio Alessandro, con Elena gestiscono un negozio (so che si stanno organizzando per la vendita online), che, insieme ad altri meravigliosi profumatissimi prodotti, ha una vasta selezione di resine (e non solo) per fumigazione. (Se vuoi sapere dove si trova il negozio fisico, chiedimelo). 

La colonna a sinistra raffigura un altro metodo per usare il carboncino, la colonna a destra invece, è molto interessante. Si pone la resina su un foglietto di carta alluminio con un goccio d'acqua (la resina deve rimanere bagnata), una retina in mezzo e la candelina sotto a quattro centimetri di distanza in altezza, si evita l’odore del carboncino, il fumo è minimo e il profumo assicurato. Sopra, la procedura comprende un incensiere, ma si può usare anche solo una retina come questa:

ponendo la candelina sempre quattro centimetri sotto la retina (e anche qui non ho trovato sostegni adeguati a separare la retina di quattro centimetri dalla candelina), il foglietto di alluminio sopra la retina e la resina sopra al foglietto con un goccio d'acqua. Il risultato è comunque ottimo.

Ritornando al metodo “classico”, durante la combustione, il carboncino è da sorvegliare, ma quando si esaurisce, rimane li ancora della sua forma originale, ma ormai è composto di cenere inerte, non c’è alcun bisogno di spegnerlo in alcun modo e anzi costituisce una buona ba
rriera anti calore per le successive fumigazioni.

Cosa ci mettiamo
Oltre alle resine, si possono fumigare erbe, foglie, aghi di conifere, corteccia, bacche, pigne fiori, rametti, semi, frutta secca.
Tutto dovrebbe essere ben secco, ma per le resine fresche non è sempre possibile, anzi, a volte sono addirittura ancora molli e appiccicose (come ad esempio il Galbano), in questo caso, per mettere la resina sul carbone, si possono modellare delle sferette grosse come la capocchia di uno spillo: se la resina è molto fresca, come dicevamo, spesso invece che bruciare, fa le bollicine e “caramella”, ma di solito sprigiona comunque il suo fumo profumato.
Bisogna ridurre il materiale da fumigare in piccole dimensioni ma non in polvere: in caso di pezzi troppo grossi, la combustione potrebbe tardare ad iniziare e/o essere troppo lunga e i pezzi annerire e puzzare di bruciato senza fumare; in caso si riduca il materiale in polvere troppo fine, la combustione potrebbe essere istantanea con spreco di materiale o la polvere formare un agglomerato e bruciare come sopra; come sempre la virtù sta nel mezzo.
                               

Misture

Possiamo fumigare una sostanza per volta o creare dei mix che in magia/stregoneria chiamiamo misture.
Le misture sono componenti magici molto potenti, MOLTO POTENTI, che bisogna imparare a conoscere e ad usare.

Generalmente per mistura intendiamo una base resinosa (Olibano o altra Boswellia, Mirra o altra Commiphora, Benzoino di Sumatra, resina di conifera) quindi due, massimo tre altri ingredienti: è meglio non esagerare per non fare confusione, ne pratica ne magica.
Tutti gli ingredienti, vanno "martirizzati", cioè passati al mortaio, uno alla volta o in successione come segue.. 
Si comincia dalle sostanze più grosse e pesanti, si riducono in piccoli pezzi e man mano si aggiungono quelle più piccole, fini e volatili, questo perché, se ad esempio aggiungessi per primo un cucchiaino di Storace che è morbidissimo e poi qualche lacrima di Olibano che possono essere grosse anche come una nocciola, quando "pestellando", sono riuscita a rompere l'Olibano, lo Storace è già volato via tutto. 
Si riduce tutto ad una miscela di piccoli pezzi e si mescola bene con un cucchiaino; per quanto possibile, usate sempre materiale naturale: marmo o pietra per il mortaio (magari uno antico, in ottone!), legno,  bambù, ceramica o acciaio per il cucchiaio (il massimo sarebbe l'argento 800).
Porre il composto sul carbone in piccole quantità per volta per vedere come si comporta e se necessario aggiustare i modi.

Le misture non sono difficili da realizzare, ma bisogna conoscere bene gli ingredienti base che si desidera utilizzare, come si comportano durante la combustione, come stanno in associazione con altre sostanze e se il risultato è piacevole.
Questo lo possiamo decidere se fumighiamo solo per il profumo, in sede rituale, a volte le ricette delle misture da usare sono quelle stabilite e possono non essere profumate).
Ci sono sostanze con odore molto forte e persistente come ad esempio lo Storace, la Lavanda, il Mentolo e la Canfora, in associazione con altre il loro profumo copre tutto, quindi vanno dosate con ancora più attenzione.

L'unico modo per riuscire è provare, in poco tempo capirete tutte queste piccole accortezze per far sì che quella della fumigazione, che sia per questioni rituali o meramente ricreative, sia un'esperienza piacevole sotto tutti gli aspetti.
Non sono sicura, ma credo di avervi detto tutto, se ci sono domande, mi trovate qui o sul mio Insta "acasadisarina", dove faccio tutti gli esperimenti stregosi che poi porto in Accademia.
Nel prossimo articolo, che probabilmente sarà l'ultimo di questo studio (yeheee!) parleremo di qualche ricetta/mistura.
Sara

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