Scuola di incenso (parte seconda). Olibano, Mirra, Elemi, Dammar, Palo Santo, Copale

domenica 6 dicembre 2020

Leggi la PRIMA parte

Ma adesso che ho fatto tutta questa bella introduzione da dove comincio?
Come abbiamo detto, gli alberi tropicali che producono resine sono tantissimi, e prenderli tutti in considerazione sarebbe un studio lunghissimo, quindi la scelta è venuta un po’ da se e
i criteri sono stati pressappoco i seguenti.

Olibano Boswellia Carterii

Prima ho scelto l’Olibano che è l'incenso più famoso e usato e tanti suoi “fratelli”, poi la Mirra e tante sue “sorelle”; poi le altre resine che cita Matteo durante Unguentorum in Accademia (tranne il Sangue di Drago, poi vi dirò il perché), che sono: Assa Fetida, Benzoino, Storace ed Elemi; poi ho aggiunto quelle che piacciono particolarmente a me come il Dammar (e di conseguenza sono arrivata al Copale), poi volevo ASSOLUTAMENTE chiarire l’errore che si fa sempre fra Benzoino e Storace, pensando che vengano dalla stessa pianta oppure che si scambino i nomi botanici, infine volevo citare semplicemente quelle che ho avuto la fortuna di provare, e qui c’è uno dei miei punti fermi. Tutto ciò di cui vi parlo lo conosco, lo uso pressoché giornalmente, lo sperimento, lo giudico e ne parlo da due decenni.

Mirra Commiphora Myrrha

Non mi sentirete parlare di terpeni
(
che, dice Wikipedia: ...vengono prodotti da molte piante soprattutto conifere e da alcuni insetti, sono i componenti principali delle resine e degli oli essenziali delle piante, miscele di sostanze che conferiscono a ogni fiore o pianta un caratteristico odore o aroma...")
perché non ne so niente ^^’, e non mi sentirete descrivere i profumi delle resine perché ogni essere umano sente i profumi e i sapori (e vede i colori) in modo diverso, quindi, se fossimo tutti insieme davanti al turibolo, si potrebbe discutere circa i profumi che si stanno sentendo; così, senza “contraddittorio”, che io vi dica che in questa resina sento una punta di limone e in quest’altra invece, di canfora, secondo me è inutile.
Infine, non sono mai stata brava a fare le corrispondenze: coi pianeti, con gli elementi ecc ecc. (e non mi sono mai curata di quelle già belle che pronte), questo, a Unguentorum, è compito di Matteo e caso mai, io chiedo a lui. ^^’
A questo punto qualcuno si chiederà, ma se non parli di questo e non parli di quello, di qualcosa almeno parli?
Sì sì amici, vi parlo delle mie amate PIANTE.

Come vi dicevo, resine più conosciute come l’Olibano e la Mirra, e tutti i loro simili vengono per lo più da alberi tropicali che spesso vivono in Oman, Etipia, Somalia, Iran, Sudan, cioè posticini che nel nostro limitato immaginario di occidentali capitalisti, appaiono posti lontanissimi e inospitali e in questo, un po’ di verità in effetti c’è.
Tutte le specie di Boswellie, sono minacciati dalla perdita di habitat, crescono in regioni aspre e aride, afflitte da povertà e conflitti, la raccolta e la vendita della resina dell'albero sono delle poche fonti di reddito per gli abitanti con la conseguenza del sovra-sfruttamento..

Ma cominciamo proprio dalle Boswellie, che devono il loro nome a Sir John Thomas Boswell (1822-1888) e che a noi, abituati a monumentali abeti di quaranta metri, paiono alberelli bruttini e rinsecchiti.
Nell’immagine che segue, il genere Boswellia è compresa nella grande famiglia delle Burseracee, con tutti gli altri generi e specie che vi appartengono:

Fai clic sull'immagine per ingrandirla. (Si tratta di totale farina del mio sacco, quindi se sei una persona onesta, per favore, non riprodurla) È BURSERACEAE, manca una "A"

So che adesso starete pensando che sono andata completamente giù di barella
che un po’ sarà anche vero, ma non preoccupatevi, non ho NESSUNA intenzione di parlarvi di ognuna di queste piante nel dettaglio, ma solo di farvi capire da dove vengono le resine che usiamo sia in magia, sia semplicemente per “scopo ricreativo” e di come sono imparentate fra loro, cosa che sinceramente a me, ha colpito molto. 

Prima di tutto, voglio che sia chiaro che, se il vostro intento sono magia/stregoneria, NON È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO che possediate tutte queste resine, anzi, in realtà potrebbe bastare anche solo l’Olibano (seee, voglio vedervi quando inizierete ad appassionarvi! ^_^), poi che non tutte le resine hanno un profumo del tutto gradevole: ad esempio, per me sono gradevoli TUTTE le Boswellie al contrario delle Commiphore di cui non me ne piace nemmeno una; mi piacciono metà degli Elemi, e un Copale sì e tre no e così via, ma per voi potrebbe essere tutto il contrario.

Gli schemi (e sì, questo non è l’unico ^^’) sono fatti pressappoco tutti nello stresso modo: FAMIGLIA, GENERE, SPECIE, in alcune famiglie ho dovuto inserire anche sottofamiglia e tribù, perché altrimenti i collegamenti si interrompevano e non era possibile risalire alla famiglia o da questa scendere fino alla singola specie. In alcuni casi, sottofamiglia e tribù sono stati omessi perché altrimenti, per disegnare le discendenze avrei dovuto usare fogli in A3. in alcuni casi, le sottofamiglie prendono più di un nome, perché nella storia, al momento della classificazione delle piante, magari due persone in due diversi angoli del mondo, hanno dato nomi diversi alla stessa sottofamiglia, oppure, con il passare dei secoli e delle scoperte scientifiche, conoscendole meglio, le piante sono passate da una famiglia all’ altra.

Lo so, questo punto è un po’ incasinato, pensate a quanto ci ho sbattuto la testa quando ho visto che la specie di una resina o i suoi nomi commerciali o di fantasia vengono associati a nomi botanici (quelli in latino) diversi.
Per cui, quelli che ho trovato li ho messi
tutti: nomi botanici, eventuali nomi italiani ed esteri, nomi che si riferiscono alla zona di provenienza, nomi commerciali, nomi di scopritori/osservatori, ad esempio la Commiphora Sessiliflora a quanto pare, l’ha scoperta il sig. Guidotti (che al mio paese è quello dei mobili -.-)
Uno di questi casi sbucherà anche a proposito del mio amato Dammar.

Burseraceae
Per quanto riguarda la prima colonna e cioè il genere Boswellia, troviamo subito il nostro amato Olibano (dall’Arabo al-luban, il latte) e sotto alcuni suoi fratelli. Queste resine sono anche molto diverse fra loro, mentre l’O.
si presenta sotto forma di “lacrime” che vanno dal bianco al giallo ocra, lo Yebahar (B. Frereana) per esempio sembra una corteccia grigia.
L’olibano (B. Carterii) deve il suo nome al medico inglese H.J. Carter, che nel 1846 formulò per primo una definizione botanica della pianta. Esso, viene spesso chiamato “Franchincenso”, (dal francese franc encens, incenso di alta qualità), in realtà la parola indica anche la B. Sacra, la Frereana e la Serrata, (raramente la Papyrifera).
In questo schema ci sono solo le B, che io ho avuto la fortuna di provare, ce ne sono molte altre, non tutte resinose e alcune la cui resina non è adatta alle fumigazioni.
Come vi ho detto, gran parte di questi alberi sono in pericolo o minacciati (cioè diversi gradi di classificazione dello stato degli esseri viventi) di estinzione.

Solo un breve accenno alle Commiphore per sottolineare che sono parenti strette delle Boswellie e che quindi Olibano e Mirra sono resine della stessa famiglia.
Incenso… Mirra… non vi ricordano niente insieme a qualcos’altro? Ad esempio l’oro? Oro incenso e mirra, i doni dei tre Magi nella mitologia della Natività Cristiana, sembra che anche quell’ ”oro” fosse in realtà la resina di un albero e pare che nei secoli e nelle trascrizioni dall’aramaico al greco, al latino e chissà quante e quali altre lingue, la terza resina si sia trasformata in oro (Copale Oro forse?) Dopotutto all’epoca le resine, che si usavano per curare, per conservare, per fissare i profumi, per imbalsamare i cadaveri, per coprire gli odori dei sacrifici animali e nei culti religiosi, erano più preziose dell’oro stesso.

Nella terza colonna ecce Canarium.
È strano come in realtà, tutto questo monumentale approfondimento sia nato proprio a causa di due delle mie resine preferite, l’Elemi e il Dammar, sia cominciato tutto perché al solstizio d’ Estate, qualcuno dell’Accademia mi aveva chiesto di parlare dell’Elemi e come, essendo lontana, per accontentarli, avessi mostrato l’E. in un video.

Riguardandomi come faccio spesso (anche con film e libri) con ciò che mi piace, le caratteristiche botaniche delle due resine, leggo: Elemi→Canarium Luzonicum e Dammar→Canarium Strictum
Confusione, ho consultato anche il Venerabile Maestro d’Incensi Romeo che è sempre pronto ad ascoltare i miei scleri botanici,
ma alla fine dopo mille giri, diversi libri e decine di siti in italiano e inglese (uno anche in tedesco, non vi dico a tradurre con Google) ho confermato questa strana parentela: sono due specie di Canarium: quello che fa l’Elemi (Luzonicum) è originario delle Filippine, quello che fa il Dammar (Strictum), tiene casa nel sub-continente Indiano.

Uso l'Elemi nella mia piccola pratica stregonica, in particolare quando voglio magari cambiare qualche situazione stagnante, sia a livello personale che lavorativo, quando cioè vorrei che la situazione prendesse una direzione precisa e/o definitiva. Lo uso un po' come una spada per forzare gli eventi, trovo che il suo odore pepato, sia proprio adatto per questo scopo. 

Devo ammettere che sono un po’ delusa e infastidita da queste parentele perché sono ascendente Verg
ine e quindi per me, tutto il mondo dovrebbe essere molto meglio delineato e preciso, ma portando avanti questo tipo di studi ho imparato una cosa nuova sulle piante, che le distinzione precise che vorrei tanto, in un mondo così vasto, abitato da una umanità così diversa e ancora di più, da un numero di specie vegetali così immenso, è praticamente impossibile.
Nelle sere passate in rete a cercare di “incasellare” il Canarium, faccio un altro giro del globo, arrivo in Brasile e mi imbatto nel Canarium Indicum, nome comune Icica Icariba, che bontà sua, produce il Copale Oro, scopro così che il Dammar è imparentato anche con il Copale.

Bursera
A questo punto sono disperata, ma intanto mi imbatto nel Palo Santo, li conoscente quei pezzetti di legno dal profumo (per me esageratamente) dolciastro… Anche il P.S. è una burseracea quindi cugina di Incenso e Mirra. Ma non è solo il legno profumato che si apprezza della Bursera Graveolens, bensì la sua resina, una delle più rare e costose, il Copale Nero.

Nell’ ultima colonna ho “dovuto” considerare la sottofamiglia Protieae, genere Protium Crassipetalum, il Copale bianco (trovato altrove come Copal Gold) e un’ altro tipo di Copale di cui non ho trovato dettagli.

Mi rendo conto che questo mio piccolo studio sulle Burseracee, a qualcuno potrà sembrare esagerato, i veri studiosi invece, lo troveranno carente e inesatto.
Io ho imparato (e ciò che seguirà non farà
 che confermare la mia impressione) che non è possibile classificare queste resine in maniera precisa, proprio per il discorso della varietà botanica, della variabile umana e delle differenze di tempo e spazio che si trova in mezzo a queste meravigliose creature.

Per quanto mi riguarda, non avendo alle spalle studi botanici accademici mi accontento così (ma le incongruenze sui nomi mi scocciano) e vado avanti per la mia strada.

Alla prossima puntata con Storace e Benzoino
Sara

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