Siamo cechi?

mercoledì 11 novembre 2020

     

Vi siete mai accorti della nostra cecità?
La maggior parte di noi trascorre la propria vita “correndo”, non fermandosi mai, guarda ma non vede e cerca di soddisfare o per meglio dire “liquidare” il bisogno che ognuno di noi ha di divino, di “religiosità” con vaghi e mai approfonditi ricordi di un uomo nato in una mangiatoia e morto ingiustamente.
Con frasi dal significato mai del tutto chiaro, ripetute a memoria grazie a quella facoltà della mente umana per la quale se io sento mille volte la stessa frase che ha la stessa risposta (è anche il meccanismo della pubblicità tormentosa in tv) alla fine sentendo la suddetta frase pronuncerò la solita risposta anche se sto pensando a tutt'altro.

Nonostante il ragionamento contorto, spero comunque di essermi spiegata.
Quello che voglio dire è che può succedere che ad un certo punto della vita, il credere a “cose” (il termine giusto è dogmi) molto grandi altisonanti, cerimoniose ma INVISIBILI, non riscontrabili dai nostri sei sensi, non riesca più a soddisfare questo bisogno di religiosità, anche se tutto ci viene insegnato fin da bambini (l’aborrito “indottrinamento dell’infanzia”).

Poi avvengono fatti nella vita delle persone (probabilmente già scritti, perché ricordate NULLA È MAI PER CASO) che cominciano a farci pensare a quello che siamo, in cosa crediamo e se queste credenze possono davvero sostenerci, aiutarci nei momenti critici della vita, nelle centinaia di prove alle quali essa ti mette di fronte, RENDERCI FELICI!
E se la risposta fosse NO? Allora è crisi.
A molti è successo.

Proprio quando stavo per aprire MaterTerra nel 2002, un’amica mi raccontava questa cosa:
“Durante un periodo di profonda crisi religiosa, leggevo un romanzo che come quasi tutto ciò che leggo, parla di storie di gente lontana, e ricordo che mi è piaciuto talmente tanto che mi sembrava strano e come avessi pianto all'ultima pagina.
Perché ho pianto? Perché la storia di persone che adoravano e chiamavano "Dio” un fiume, mi ha toccata così tanto in un periodo così nero in cui non riesco a ricominciare a vivere, a trovare conforto in nulla?
Poi ho cominciato a pensare che queste persone con le loro invocazioni non pregavano un dio invisibile, assente, che non interviene ne in bene ne in male, bensì una Madre molto, molto grande, che risponde ogni giorno, ogni momento!
E loro invocavano e ringraziavano il sole, che faceva maturare il grano, perché ogni giorno ritorna a risplendere, ringraziavano il fiume che (grazie alla stagione delle piogge a monte), con la sua piena rendeva fertili i campi…“

Allora io le dissi:
"Essi li chiamavano Dei, noi chiamiamo il tutto semplicemente "NATURA”
Sara

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